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L’infiorata artistica del Corpus Domini a Bolsena

Rito in funzione del rito, l’Infiorata artistica di Bolsena si esprime silenziosamente servendo la celebrazione di un miracolo religioso al quale è indissolubilmente legata.

La tradizione popolare dell’Infiorata artistica, realizzata con petali di fiori, foglie, semi e infiorescenze, si può opportunamente ascrivere al numeroso elenco dei rituali sacri di ogni tempo, nei quali gli elementi vegetali compaiono quasi a legare la terra umana al cielo divino con il loro particolare splendore cromatico e fragrante.

Nel « Trattato di storia delle religioni » di Mircea Eliade si legge: “Le ierofanie vegetali (cioè il sacro rivelato per mezzo della vegetazione) si ritrovano tanto nei simboli (Albero Cosmico) o nei miti metafisici (Albero della Vita), quanto nei riti popolari ( la “Passeggiata del Maggio, la combustione del ciocco, i riti agrari), nelle credenze collegate all’idea di origine vegetale del genere umano, nelle relazioni mistiche fra certi alberi o certe persone o società umane, nelle superstizioni intorno alla fecondazione per mezzo di frutti o di fiori, nei racconti ove gli eroi uccisi a tradimento si trasformano in piante, nei miti e nei riti delle divinità della vegetazione e dell’agricoltura ecc.”  

Qualsiasi mezzo venga usato per manifestare la divinità o l’evento divino, siano essi di chiara interpretazione o gesti strettamente simbolici “…rivelano la stessa modalità del sacro incorporato nella vegetazione: la rigenerazione ritmica, la vita inesauribile concentrata nella vegetazione”

L’uso della bellezza e del profumo dei fiori nei riti funebri per allontanare la paura della morte; i petali lanciati al passaggio processionale di sacerdoti, sovrani semi-divini, icone sacre, ad impreziosire la terra nuda, ma anche a significare il germogliare della nuova vita che quel passaggio determina; l’offerta votiva di fiori alle acque sacre di fiumi , sorgenti, laghi; quali migliori spunti per adattare questi gesti simbolici alla spinta barocca verso la grandiosa raffigurazione che anche questo semplice atto poteva rappresentare.

E da offerta simbolica o pioggia straordinaria, i petali dei fiori si adagiano in affreschi seicenteschi nel Vaticano berniniano dove prende origine ufficialmente l’Infiorata artistica come oggi è conosciuta, descritta anche da Giovan Battista Ferrari in « De Florum Cultura »  in occasione dei quadri floreali realizzati per la festa dei Santi Pietro e Paolo (Vaticano 29 giugno 1625).

E’ dunque ragionevole annoverare l’essenza primaria della realizzazione dell’Infiorata artistica fra le ierofanie vegetali, un rituale che usa elementi vegetali di alto impatto sensoriale, per trasmettere la rivelazione del sacro, piuttosto  che relegare questa tradizione a mera decorazione floreale folkloristica, abbinata a qualsiasi evento sacro o profano, o a semplice esibizione di una particolare tecnica ornamentale da riproporre, come avviene attualmente anche grazie alle odierne possibilità, in ogni periodo dell’anno e con tutti i tipi di materiale utilizzabile. L’Infiorata vera e propria, ierofanica, richiama un complesso di condizioni precise, senza le quali la sua realizzazione perde il significato di impulso artistico, di ritualità, di legame terra-cielo, umano-divino.

Da qui la scelta, o meglio, la necessità di adoperare elementi vegetali reperibili in un particolare periodo dell’anno, la rigogliosa Primavera inoltrata; la ricerca e la raccolta di questi materiali naturali nelle campagne, dono spontaneo della terra dei colori che dipingeranno i fuggevoli quadri floreali come altrettante offerte votive; il combinarsi di tutto quell’insieme di figure, tempi, opere da eseguire in un determinato modo e in un preciso ordine, proprio perché anche il più semplice dei gesti diventi parte del rito e, come tale, rito stesso. L’uso talora inconsapevole di una forma di sacralità vegetale per amplificare la manifestazione divina, oppure la ricerca di quegli elementi naturali che, avendo un’ innegabile attrattiva sensoriale visiva ed olfattiva negli esseri umani, costituiscono il tramite del rito, l’offerta, il dono, quando in natura appaiono solo come un astuto trabocchetto: un fiore variopinto, un’erba profumata.

Rito in funzione del rito, l’Infiorata artistica di Bolsena si esprime  silenziosamente servendo la celebrazione di un miracolo religioso al quale è indissolubilmente legata,  senza nascondere la propria essenza ancestrale, offrendosi come scenario orizzontale ad un’altra ierofania ben più chiara, la Sacra Pietra intrisa del sangue divino, che si mostra palesemente all’intera popolazione nel suo lungo percorso, unica a poter violare il tappeto di fiori, il rito celato che disegna il suo passaggio.

Sotto questo aspetto e in queste condizioni si può parlare di tradizione popolare avvicinabile alle simbologie metafisiche più complesse o a quelle usanze che derivano e ricalcano liturgie antiche, eco di religioni dimenticate, ma non del tutto scomparse.

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